Rainbow Portraits

... Se accetto l’arcobaleno, devo accettare anche il tuono, il fulmine e la tempesta... (Kahlil Gibran)

Come ogni cosa, tutto ha un principio ed una fine, così l'acqua di un temporale che si disperde,  rimane in sospensione nell'aria e, attraversata dalla luce solare, dà forma all'arcobaleno per pochi istanti. Pochi, perchè poi anche questo svanisce insieme all'umidità e il precedente ricordo della pioggia.

Cosa rimane a noi? Forse poco data la brevità del fenomeno, forse tanto in relazione a ciò che è il nostro personale immaginario e sentire. Osserviamo stupiti e felici per un attimo, e per un attimo ci scordiamo anche del temporale che l'ha preceduto, poi riprendiamo il nostro vivere con naturalezza.

Ed è proprio con questa volontà di naturalezza che prende vita anche l'installazione fotografica frutto del lavoro di Andrea Cova.

Sei mesi di lavorazione (come i colori che appunto compongono l'arcobaleno), un percorso nato dal desiderio di riportare il tema del personale orientamento sessuale ad un livello di "normalità" così come dovrebbe essere vissuto in una società priva del cromosoma del pregiudizio nel suo D.N.A., quindi al di là di ogni spettacolarizzazione o prurito voyeristico innescato dagli odierni sensazionalismi mediatici. Un'opera che si compone al suo termine di 131 scatti + 1, quello dell'autore stesso, che sceglie di non essere solo "l'occhio testimone", ma si auto ritrae e cala nella mischia di uomini, donne, ragazzi, ragazze, omo, bi, trans, etero, single o in coppia, che ritrae a mezzo busto o in primo piano su di uno sfondo asettico, per poi ricomporre ogni singolo modulo fotografico nella totalità di una parete, facendo perdere  nell'insieme la specifica appartenenza di genere di ognuno. Ne rimane solo una grande e unica entità. Non c'è più scusa, non c'è più causa o ragione per cui uno solo di quei volti, e la sua sessualità e storia personale, possa  emergere sulle restanti.  Si è tutti sulla stessa barca, sul medesimo piano. E che piova o meno, che poi venga l'arcobaleno, quello sarà comunque sulle teste di tutti.

Un lavoro a difesa dell'identità, quella umana semplicemente,  nulla più, nulla di meno.

A.L.F