Pietra viva

Affiliati Peducci Savini (Assisi)


 

Quando pensiamo al marmo, le prime cose che ci vengono subito in mente non sono di certo legate ad una materia “viva”: è freddo, duro e pesante.

Dalla piacevole mattinata trascorsa con Matteo e Mattia viene fuori, al contrario, la vitalità del marmo, della pietra e della materia in generale.

Matteo e Mattia sono due giovani scultori che hanno rilevato l’attività di un vecchio marmista di Assisi, da una “fiorente” prodizioni di lapidi per ricordare il caro estinto siamo passati all’arte. Arte si, ma che senza artigianato come fondamenta non può esistere.

Dopo essersi formati a Carrara (e dove sennò!) e aver girato il mondo per lavoro, questi giovani artisti hanno deciso di stabilire la propria attività ad Assisi e avviare un importante progetto che mette in comunione l’arte con la fisica, la chimica, la galvanica e altre discipline che apparentemente possono non avere niente in comune con l’estro e la creatività, ma che sicuramente apriranno porte verso una nuova arte.

“L’arte contemporanea è morta”, ci dicono, “molti hanno la velleità di fare arte ma non sanno nemmeno da dove cominciare perché non hanno le basi. Noi abbiamo pensato di dare una nuova vita all’arte.”

Come? Attraverso indagini plastiche della materia, per capire fino a che punto questa può essere lavorata, ed è per questo che si sono affidati a discipline scientifiche come chimica, fisica e galvanica (quest’ultima permette di creare opere in metallo che sarebbero possibili solo grazie alla fusione), ma anche studi di estetica per comprendere la “bellezza innata”.  

Marmo lavorato e ridotto allo stesso spessore di un foglio di carta, oppure sculture che sembrano estratte da un blocco di polistirolo che solo il tatto ne può svelare l’esatta consistenza di pietra, un piatto pieno di riso “marmoreo”… tutto all’insegna dell’iperrealismo.

Sembra fantascienza, ma non è altro che uno sguardo attento al passato per scolpire (è proprio il caso di dirlo!) il futuro. Pensiamo a Canova che con il suo pantografo (una sorta di speciale compasso) era in grado di trasferire in maniera esatta le proporzioni di un modello in gesso nel marmo, utilizzava punti di riferimento nello spazio proprio come il Cad dei giorni nostri.

Tutto questo “mischiare” l’arte con la scienza potrebbe dare la sensazione di folle, ma non è così. Abbiamo visto con i nostri occhi formarsi una scultura in metallo tramite il processo galvanico che, se ottenuta con la classica fusione avrebbe portato ad un ingente dispendio energetico, mentre in questo caso con il minimo di corrente elettrica si è ottenuta una pregiata opera d’arte.

L’idea da realizzare è di aprire una scuola di scultura che possa concretizzare i loro studi e trasmetterli a chi ha ancora un po’ di curiosità per poter mettere in comunicazione ambiti differenti della società ma che possono trarre beneficio sicuro ognuno dalle ricerche dell’altro